domenica 8 novembre 2015

"Le luci nelle case degli altri"

E' passato quasi un mese dalla mia ultima pubblicazione: in un momento di ricostruzione può starci pure il bisogno di isolarsi un attimo e di riprender fiato: capita di sentire forte il desiderio di estraniarsi per capire meglio il mondo che ci circonda, per riprendere fiato, per capire se stessi e dove stiamo andando a parare con il nostro percorso e le nostre scelte.

Il titolo del post altro non è che il titolo di un libro di Chiara Gamberale, una scrittrice che non amo particolarmente, ma di questo libro che, volutamente, non ho letto, il titolo mi è rimasto impigliato nel respiro, perché -non so a voi- ma a me spesso capita, sul calar della sera, quando le luci artificiali prendono il posto del sole, di guardare verso le finestre illuminate e immaginare la vita che si dipana, come un gomitolo di lana, fra quelle mura.

Immagino così i rientri a casa, il vociare dei bambini che attendono ansiosi i genitori che tornano dal lavoro, le mamme che si dividono fra mille incombenze, gli adolescenti chiusi in camera connessi al mondo virtuale tramite i mille social, l'indipendenza di chi si appresta a consumare un pasto in compagnia di se stesso, o del suo gatto, per poi lasciarsi andare su un divano davvero troppo grande per occuparlo interamente da solo.

Immagino la normalità della vita, "quelle buone cose di pessimo gusto" e "il ciarpame reietto così caro" che fanno della quotidianità qualcosa di speciale, pur nella sua banalità. Immagino tutte queste cose e una dolce malinconia mi accarezza lo sguardo, perché di quel "vivere inimitabile" che tutti sogniamo, alla fin fine, son le cose semplici che restano.

Poi però, ci sono volte in cui, "le luci nelle case degli altri" ti danno uno scossone che ti fa pensare ad un terremoto, una "fibrillazione" emotiva con la quale non vorresti misurarti e di cui faresti a meno se solo potessi: chi mi legge su Facebook sa, per un breve post pubblicato qualche settimana fa, che i miei vicini sono una coppia un po' turbolenta, che spesso litigano, che non hanno la capacità di dialogare pacificamente, ma che, nel cercare il confronto, spesso sfociano nella violenza.
Chi mi conosce ha avuto modo di sentirmi parlare di loro e della tristezza infinita che mi provocano i loro litigi feroci, figli di situazioni che ignoro, figli di una incomunicabilità che regna sovrana quando l'amore che ci univa a qualcuno si spegne, si esaurisce, si dilegua, o semplicemente non è mai esistito e noi ci siamo illusi di vederlo divampare in un fuoco di paglia che, bruciato troppo in fretta, ha lasciato solo un mucchietto di ceneri inconsistenti, che se provi a stringerle fra le mani ti scivolano via veloce disperdendosi nel vuoto che costella il nostro cuore in quel momento.

E così è successo che, qualche sera fa, durante una tranquilla serata trascorsa in compagnia dei miei pensieri davanti alla TV, le urla dei miei vicini si sono fatte più forti, il rumore delle cose lanciate continuo e potente, la disperazione nella voce di lei straziante e dolorosa... e mentre questa tragedia domestica si svolgeva fra le mura della loro abitazione, il mio pensiero andava alla creatura di pochi mesi, spettatrice inconsapevole di un dramma, che vive quotidianamente in un ambiente greve e disgraziato, dove sicuramente non potrà crescere in maniera serena e felice.
E così è successo che, nel sentire tutto quel dolore urlato a gran voce alla finestra, in un'estrema richiesta di aiuto, tutto il circondario era affacciato a guardare "le luci nelle case degli altri", ma nessuno che si prendesse la briga di intervenire: ma il dolore, si sa, fa audience, ce lo ha insegnato bene Barbara D'Urso, e la curiosità morbosa degli astanti mi ha fatto rabbrividire.

Passato un po' di tempo non me la son più sentita di "assistere" impotente a quello spettacolo che lacerava cuore e animo e ho chiesto l'intervento delle forze dell'ordine, che pochi minuti dopo erano qui ed han sedato gli animi e fatto rientrare la situazione.
Ebbene, perché vi ho raccontato tutto questo? Perché penso che, talvolta, dovremmo essere parte più attiva della nostra società e non solo spettatori curiosi e forse un po' gretti... perché dovremmo preoccuparci degli altri, oltre che di noi stessi, e aiutarli a fare in modo che le luci nelle loro case, non si riducano a un semplice bagliore per poi, inevitabilmente, spegnersi, a volte nel peggiore dei modi.

Alla prossima, stay tuned!