In questi ultimi
quattro giorni ho visto, al cinema, “Il Piccolo Principe” per ben due volte, e
non escludo di rivederlo una terza… ho fatto così un salto nel passato, a quando
lo lessi per la prima volta; ho ripensato a chi mi regalò il libro, una persona
che fa ancora parte della mia vita, anche se ci sentiamo di rado, ma con la
quale c’è un contatto di cuore continuo, perché ci siamo “addomesticate” a
vicenda.
L’ho visto con due
persone diverse, in momenti e luoghi differenti: persone nelle quali sono "inciampata" per puro caso, ma con cui è stato chiaro, fin da subito, che “l’essenziale
è invisibile agli occhi” e con le quali guardare le stelle è come sentire “tanti
sonagli che sanno ridere”.
Una storia che tocca le
corde dell’animo, che ci ricorda che si può esser soli anche in mezzo agli
uomini e non soltanto se ci si trova nel deserto, luogo desolato per
antonomasia, ma che esso – a prescindere da tutto – è un luogo magico, in cui “Ti
siedi su una duna. Non vedi niente. Non senti niente. E tuttavia qualcosa
brilla in silenzio…” e poi, ciò che lo rende bello è “che da qualche parte
nasconde un pozzo” che quando viene svegliato “canta”.
Una storia che parla a
quel bambino che spesso dimentichiamo di essere stati, e che parla agli adulti
che siamo, raccontando – con la semplicità di una fiaba – ciò che spesso
perdiamo di vista fagocitati dai ritmi rutilanti delle nostre vite, divise fra
lavoro e impegni di ogni tipo.
Una storia che ci
ricorda il valore dei rapporti umani, delle amicizie, dell’amore… cose che
spesso ci sfuggono di mano, di cui non capiamo l’essenza e l’importanza se non
quando sperimentiamo il dolore della separazione, così come è stato per il
Piccolo Principe con la sua rosa, e da cui lui ha avuto il coraggio di tornare abbandonando
il suo involucro esterno, uscendo da sé o, per meglio dire, diventando altro da
sé… questa importante lezione gli viene trasmessa dalla volpe che gli ricorda
che sì, “a farsi addomesticare c’è il rischio di piangere un po’”, ma che una
volta fatto la vita “verrà inondata di luce”.
Una storia che mi ha
strappato più di una lacrima, sia quando l’ho letta, sia vedendola proiettata su uno schermo, fiaba nella fiaba; una storia che mi ha commossa e fatto
pensare al “colore del grano”, al tempo dedicato e a quello ricevuto; una
storia che mi ha ricordato l’incommensurabile valore delle mie rose, la cui
bellezza “è invisibile agli occhi” perché “non si vede bene che col cuore”; una
storia che mi ha rammentato quanto sia più facile giudicare gli altri anziché se
stessi e che mi ha ricordato che “le stelle brillano perché ciascuno possa
ritrovare la sua”.
Così, dopo averci
pensato un po’, mi sono resa conto che in me, in ciascuno di noi, c’è una rosa amata
dal Piccolo Principe; c’è un Piccolo Principe che impara ad addomesticare una
volpe; c’è una volpe che vuole imparare a fidarsi di qualcuno, a costo di
piangere un po’… sono tutte cose che appartengono al nostro lato umano, cose
che ci rendono speciali, cose che arricchiscono le nostre vite: tutto ciò che
dobbiamo fare è non dimenticarne mai il valore e l’importanza, così da non
rendere necessario un distacco per coglierne la reale essenza e profondità.
E’
davvero, davvero assurdo che per capire di amare una rosa che sta su una stella, sia necessario guardarla dalla terra!
Alla prossima, stay tuned!