Che cosa è giusto fare quando ti si aprono davanti scenari inaspettati e che potrebbero cambiare radicalmente la tua vita?
Da qualche giorno la domanda mi frulla in testa come un minipimer; mi sento Marzullo costantemente alle spalle che mi dice "Si faccia una domanda e si dia una risposta!"... ma io, benedetto Marzullo, la domanda ce l'ho: è la risposta che manca e la domanda la girerei a lei...
Poi mi ripiglio, mi giro, Marzullo è sparito, ma la domanda è rimasta.
Dunque, senza quella chioma fluente che mi bisbiglia nell'orecchio, forse ora posso concentrarmi e cercare di capire.
Capita costantemente, nelle nostre vite, che delle occasioni -sotto svariate forme- bussino alla nostra porta; tante volte siamo talmente presi dai ritmi frenetici delle nostre giornate, da non accorgercene neanche, altre abbiamo la fortuna di sentire quel colpo sordo alla porta, di guardare dallo spioncino, e di rimanere un attimo interdetti chiedendoci se è il caso di aprire o meno.
Aprire potrebbe significare uno stravolgimento totale della nostra esistenza, lasciar chiuso potrebbe rappresentare perdere, magari, l'occasione della nostra vita per essere felici e realizzati.
Ho sempre sostenuto che le cose non accadano per caso, che ci sia una logica in quello che ci accade, una logica che a noi sfugge, ma che disegna una sorta di tracciato da seguire. Poi noi, con il nostro libero arbitrio, siamo in grado di modificare questo disegno, ma di base esso esiste e se assecondiamo il corso degli eventi ci porterà sicuramente a destinazione... al compimento di quella che Coelho chiamava "la propria leggenda personale".
Ora potrete essere d'accordo o meno con questa mia visione delle cose, ma per quella che è stata la mia esperienza, se guardo al mio passato, ogni decisione difficile e che magari in quel momento mi dava l'impressione di essere solo un ostacolo, o una seccatura, o un problema in più da risolvere e che per di più mi faceva sorgere mille dubbi per tutte le conseguenze che avrebbe comportato, a distanza di tempo si è rivelata la condizione necessaria perché qualcosa di più importante, e che avrebbe modificato la mia vita in maniera sostanziale, si verificasse.
Questo non significa non avere mai tentennamenti sul da farsi, anzi: è proprio questo il punto!
Come dicevo prima, siamo comunque sempre liberi di fare le nostre scelte e quindi di proseguire dritti per la nostra strada senza porre attenzione al resto; tuttavia, così, un'altra domanda si profila nella mia mente... se mi accorgo di quel colpo sordo alla porta di cui sopra, partendo dalla mia convinzione che nulla accada per caso, è giusto far finta di niente e continuare a passare l'aspirapolvere come se nulla fosse?
Le occasioni passano via veloci come treni in corsa, talvolta restiamo immobili sulla banchina a guardarli sfrecciare e un piccolo dolore si insinua fra il cuore e lo stomaco per quello che sappiamo non ripasserà tanto presto o forse non ripasserà mai, altre siamo invece tanto abili da saltarci su al volo, e un piccolo dolore si insinua comunque fra il cuore e lo stomaco per tutto quello che ci stiamo lasciando alle spalle... in ogni caso, qualunque scelta si faccia, qualcosa è necessario sacrificarlo: sta a noi capire che cosa sia meglio e a che cosa rinunciare.
Quindi, caro Marzullo, di fatto una risposta non gliel'ho data... valuterò di volta in volta, scrutando il possibile scenario dallo spioncino, buttando uno sguardo al treno che arriva e un altro a ciò che è alle mie spalle: le banchine sono luoghi d'attesa, di transizione, ed è certo che non potrò restare qui in eterno.
Alla prossima, stay tuned!
Ciò che conta è che il tentennamento, naturale di fronte una scelta importante, non si tramuti in una non-scelta.
RispondiEliminaNe discende che la “cosa giusta da fare” è sempre quella di scegliere!
Può sembrare una risposta scontata e banale ma nonostante i termini vita e scelta costituiscano un unicum inscindibile, non di rado si incontra gente che “sceglie” di non scegliere e quindi di adottare una condotta inerte ovvero costellata di domande, dubbi, paure, voglie e consigli che finiscono con il rimare ristagnanti nel limbo delle loro menti. Così decidono di lasciar passare l’occasione che gli si presenta (e che potrebbe cambiargli la vita) attraverso una non-scelta frutto della loro indecisione.
Ma il substrato di questa indecisione si chiama in realtà insoddisfazione.
Senza il coraggio di scegliere ogni possibile crescita e soddisfazione personale viene impedita.
Sarà quello stesso tocco alla porta, riflettendo il tuo stato d’animo in quel momento, ad indicarti se ignorarlo o meno.
Io credo che anche nel momento in cui si finge di non sentire il tocco alla porta, e quindi di proseguire la propria vita lungo dei binari tracciati e che, almeno in apparenza, paiono sicuri... si sta di fatto scegliendo! E' difficile lasciarsi vivere dalla vita: i dubbi, le paure, i tentennamenti...fanno tutti parte del gioco. Per quel che mi riguarda poi ho un'indole particolare: nei momenti cruciali della mia vita, fra una domanda a Marzullo e l'altra, è finita che io abbia fatto sempre la scelta più estrema, vuoi per coraggio, vuoi per incoscienza... sono il tipo di persona che si arrovella sulle cose fino allo sfinimento, ma poi agisce e lo fa in maniera determinata, portando a casa tutto il pacchetto di conseguenze. Un caro amico mi ha definita "cuore di bimba in pel di leone"... e credo che mai definizione sia stata più calzante: l'incoscienza dei bambini, che però hanno una gran curiosità e una gran voglia di mettersi alla prova e di mettersi in gioco, e il coraggio di un leone, perché, alla fine, vado incontro alle mie scelte, dopo aver un minino riflettuto, senza esitazione e senza voltarmi indietro. Poi non so cosa sia più giusto, ma -ad oggi- quanto meno, non rimpiango niente. Ho provato quel che volevo provare, ho fatto alcune delle cose che volevo fare (le altre verranno, ne son certa!), e ho cambiato vita infinite volte, non senza difficoltà, ma sempre, con la certezza di aver fatto la scelta più giusta per me in quel momento... Allora sì: ben vengono i dubbi, le domande, le ore passate a scervellarsi se questo ci consente di non rimanere nell'immobilismo... la vita, io penso, è un moto perpetuo, stancante a tratti, ma che pretende da noi una partecipazione continua. Allora, anche se a volte quel dolore che si insinua fra il cuore e lo stomaco per ciò che ci si sta lasciando alle spalle si fa sentire forte, io scelgo sempre di salire al volo su quel treno in corsa e, sebbene a volte sia rimasta più a lungo del dovuto su quella banchina a riflettere per paura o per indecisione, alla fine mi son fatta coraggio e ho scelto di saltar su... semplicemente ho scelto di vivere!
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