Il mio post di quest'oggi osserva un minuto di silenzio, non per rispetto nei confronti di qualcuno che se n'è andato, ma per rispetto nei confronti della libertà di espressione che talvolta viene imbrigliata in schemi e in timori che andrebbero estirpati.
Ieri ho vissuto situazioni ai limiti del reale, che a raccontarle così, ve lo assicuro, vi farebbero tenere la pancia dalle risate, ed infatti avevo scritto a riguardo un pezzo che, a parer mio, ha dell'esilarante... Tuttavia onde evitare di ritrovarmi a vivere sotto scorta, eviterò di pubblicarlo come mi è stato consigliato da chi certe dinamiche le conosce e le comprende più di me.
Anzi, a dirla tutta, io non le comprendo affatto e faccio fatica a piegarmi a questo genere di cose.
Ma se per la tranquillità di tutti è meglio così, mi atterrò a queste regole sociali, non condivise ma, mio malgrado, accettate.
Non è facile vivere in un territorio fatto da una serie di leggi e codici non scritti, ma di pubblico dominio... io, forse, non mi ci abituerò mai e continuerò ad arrabbiarmi e a dissentire, manifestando il mio disgusto e il mio disappunto con i pochi mezzi che ho a disposizione.
Credevo che scrivere un blog di considerazioni e riflessioni personali sulla realtà osservata, fosse qualcosa di assolutamente semplice e immediato; credevo che riflettere e indurre a riflettere su ciò che di quotidiano viviamo, attraverso l'ironia, il sarcasmo, talvolta persino la causticità, fosse un modo "lieve" di affrontare discorsi, a volte anche importanti, con leggerezza ed umorismo.
Ma, ahimè, questo non sempre è possibile e, a pochi giorni di vita dalla nascita di queste pagine, è già la seconda volta che mi scontro con la necessità di mitigare il racconto della verità, se non addirittura -come in questo caso- di insabbiarla proprio.
Sì perché, sebbene a volte tenda ad esagerare magari con i termini di paragone che uso, tutto ciò che scrivo, tutto ciò che racconto, tutto ciò che dico, ha un unico comune denominatore: la realtà dei fatti e la loro inconfutabile verità.
Da piccola mi hanno insegnato che dire il vero, essere onesti e sinceri, alla fine paga sempre: forse bisognerebbe insegnare ai bambini che, a volte, delle piccole bugie sono meno dannose delle grandi verità di cui abbiamo fatto esperienza e che, da un certo punto in poi, ci appartengono. Ma la verità tante volte fa male, tante altre è scomoda e ingombrante ed allora, mi hanno spiegato, è meglio tacerla o edulcorarla, che raccontarla per quella che è.
Oggi quindi nessun racconto semi serio, nessuna storia divertente, nessuna parodia della realtà, nessuna descrizione dei tipi umani che popolano le mie giornate e le vostre.
Solo questa breve considerazione accompagnata dal sorriso amaro di chi, a 33 anni, ha scoperto che non sempre è possibile essere fedeli a se stessi.
Alla prossima, stay tuned!
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